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Con i fiori di loto del Parco del Mincio si faranno i cosmetici

Di Redazione

I fiori di loto, Parco del Mincio a MantovaI fiori di loto, Parco del Mincio a Mantova
Il Parco del Mincio a Mantova ha avviato una sperimentazione destinata a verificare la possibilità di riuso della biomassa dei Fiori di loto, da oltre cento anni, presenti nel Lago superiore, a fini cosmetici. Il progetto si chiama "Rilotus", è una fase sperimentale iniziata lo scorso mese di agosto con la raccolta di alcuni campioni di fiori, da destinare all'essicazione alla successiva estrazione di principi attivi da destinare all'industria del cosmetico.

Alle spalle c'è un lavoro di ricerca e verifica di fattibilità portato avanti assiema al Parco dai due partner di progetto: la Cooperativa sociale Santa Lucia di Asola che metterà a disposizione il personale necessario alla separazione dei fiori, confezionamento protetto e conferimento all'essicatoio e Econsulting-SostenAbility che fin dalle prime fasi ha affiancato il Parco nello sviluppo progettuale e nel reperimento delle imprese private interessate a testare il possibile utilizzo della massa vegetale seguendo il modello dell'economia circolare.

"Il Lago Superiore e le Valli pagano un tributo elevato causato dalle attività antropiche del presente e del passato - spiega il Direttore Cinzia De Simone - l'eccessiva presenza di nutrienti alimenta un costante aumento di macrofite (fiori di loto e Ludwigia grandilflora) e per questo Rilotus si pone come una sperimentazione di grande interesse per il Parco. Siamo in attesa di scoprire i risultati dello studio e quale prodotto cosmetico potrebbe nascere".

Ogni anno il Parco investe migliaia di euro per effettuare sfalci mirati a ridurne l'estensione ma la gran massa vegetale che in ogni caso si forma, a fine stagione si deposita sul fondo del lago accumulando così ogni anno una grande quantità di carico organico. Se la sperimentazione avrà successo si potrà proseguire nella ricerca di ulteriori partner interessati al riutilizzo delle fibre presenti nei fusti e nelle grandi foglie, recuperando così la biomassa e ottenere due risultati in uno: tenere sotto controllo lo sviluppo delle formazioni e riutilizzare una risorsa naturale.

"I fiori di loto sono presenti nel lago Superiore da 100 anni e sono diventati un'icona di bellezza per Mantova, risorsa di attrazione turistica e così continuerà ad essere", ha detto il presidente del Parco del Mincio Luca Pellizer. 
La raccolta dei fiori di lotoLa raccolta dei fiori di loto
La sperimentazione si è resa possibile grazie al finanziamento ottenuto dalla Fondazione Banca Agricola Mantovana che ha messo a disposizione del Parco 10.000 euro, ovvero le risorse necessarie ad avviare questa prima fase. Alle spalle c'è un lavoro di ricerca e verifica di fattibilità portato avanti assiema al Parco dai due partner di progetto: la Cooperativa sociale Santa Lucia di Asola che metterà a disposizione il personale necessario alla separazione dei fiori, confezionamento protetto e conferimento all'essicatoio e Econsulting-SostenAbility che fin dalle prime fasi ha affiancato il Parco nello sviluppo progettuale e nel reperimento delle imprese private interessate a testare il possibile utilizzo della massa vegetale seguendo il modello dell'economia circolare.

Le 100 candeline del compleanno della presenza dei loto a Mantova non potevano ricevere augurio migliore. La botanica Maria Pellegreffi che li portò nel lago Superiore esattamente un secolo fa pensava a un uso alimentare dei rizomi. Cambiano i tempi ma quella prima idea di ecologia (economia) circolare sembra oggi poter prende corpo.