Arianna Dalfrà si è fatta notare per l'idea di creare una bioplastica naturale che non abbia bisogno di essere smaltita. Grazie alla partecipazione alla 33esima edizione di CASTIC, tenutasi nell’agosto del 2018 a Chongqing, Cina, dove ha esposto il suo lavoro, Arianna e stata notata dalla stampa cinese e ha partecipato alla quarta edizione di Junior Edison China, un programma di sfide scientifiche/tecnologiche tra giovani. A Mantova Circolare racconta il suo pensiero sull'economia circolare e su quanto sia possibile da parte di tutti, partecipare al cambiamento di paradigma per un mondo meno inquinato e più sostenibile.
LA MIA ECONOMIA CIRCOLARE
Sono Arianna Dalfrà studentessa del terzo anno di chimica industriale all’università di Padova e negli ultimi anni mi sono occupata di ricerca e sviluppo attraverso progetti Green ed ecosostenibili.
L’economia circolare è un tema molto discusso negli ultimi anni, ma cosa ne sappiamo?
In un mondo dove la sostenibilità è al centro dell'attenzione, l'economia circolare è un concetto che si è sviluppato per diventare una valida alternativa ai nostri attuali sistemi di spreco e consumo incontrollato. Questo sistema potrebbe essere precursore di progettazioni, manutenzioni, riparazioni, riutilizzi, rigenerazioni, ricondizionamenti e riciclaggi a lunga durata.
L’economia circolare è un modello, una strategia che ha come obbiettivo la riduzione della produzione di nuovi oggetti con materie prime e di stimolare l’utilizzo di quelli usati allungando il loro ciclo di vita. È un approccio diverso di pensare al modo in cui produciamo e consumiamo. Diventando sempre più consapevoli dell'impatto dell'attività antropologica sul pianeta, è chiaro che diventa necessario un nuovo tipo di sistema, non solo per affrontare la natura finita delle risorse non rinnovabili, ma anche per affrontare le ingenti quantità di rifiuti che produciamo. Questo è il concetto che sta alla base dell’economia circolare e che si cerca di raggiungere, e ad applicare ai vari settori.
Ad oggi l’economia si basa sul livello lineare ovvero: produzione, utilizzo, scarto. Credo sia importante e necessario spostarsi verso un tipo di economia basata su cicli: produzione, utilizzo, riutilizzo, valorizzazione del prodotto usato. In questo modo si potrebbe ridurre al minimo gli scarti, e gli impatti ambientali.
Tale percorso si può riassumere con la regola delle tre “R”: reduce (ridurre il consumo di plastica), reuse (riutilizzare bottiglie ed altri prodotti), recycle (riciclare). A queste credo sia necessario aggiungerne altre tre: rethink (valorizzare i prodotti di seconda mano), refuse (rifiutare la plastica monouso, e se non si può rifiutare, ridurre), re-design (cambiare il modo di pensare, passando dal modello lineare di estrarre, produrre e gettare a un modello circolare in natura in cui si pensi alla fine del ciclo di vita di un prodotto fin dalla sua ideazione).
Personalmente credo sia un tema molto importante e del quale se ne parla troppo ma che si agisca poco.
Questo è stato uno dei fattori che mi ha spinto ad intraprendere il cammino nella ricerca e nell’innovazione. È importante pensare ad alternative sostenibili, ma ancora più importante è far capire che ognuno nel proprio piccolo può dare un aiuto. Per noi giovani, in particolare, è essenziale in futuro che il rispetto dell’ambiente diventi una pratica comune.
Voglio portare un esempio di una professoressa dell’università di Vancouver che mi ha colpito particolarmente. Sarah Dudas ha condotto un semplice esperimento con suoi studenti: fotografare ogni oggetto di plastica con il quale si entra in contatto nell’arco delle 24 ore. I risultati sono stati scioccanti, non ci si rende conto della quantità di plastica usata quotidianamente, sia che essa sia monouso oppure no. Guardando i dati si scopre che solo una piccola parte viene riciclata (9%), un altra viene incenerita (12%), ma per la maggior parte viene riversata nell’ambiente (79%) causando gravi danni all’ecosistema.
Questi problemi mi hanno motivata alla ricerca di nuove soluzioni, con obbiettivo la creazione di una bioplastica con le stesse caratteristiche meccaniche della plastica da petrolio ma prodotta interamente da risorse non dannose per l’ambiente. Ho condotto varie ricerche bibliografiche per capire quali sostanze fossero più adatte e da qui in poi è iniziata la fase sperimentale.
L’utilizzo principale di plastica si ha nel settore del packaging, alimentare e non; la plastica è un materiale veramente molto importante ed utile, ed un futuro senza sarebbe impensabile, ma non possiamo e non dobbiamo continuare ad utilizzarla e produrla in queste modalità. La ricerca di nuove soluzioni, lo studio di materiali rinnovabili, e il riciclo di quelli già presenti sarà fattore fondamentale.
In conclusione, ritengo che l’economia circolare debba essere fondata sulla sostenibilità, sull’innovazione ma soprattutto sull’applicazione. Da parte di tutti noi.