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Spesso non ci pensiamo ma pulire la nostra casa ha un costo ambientale. Scope, spazzoloni, spugne, lavapavimenti, panni multiuso, generano scarti e rifiuti. Spesso non sappiamo se i prodotti che usiamo sono sostenibili, se provengano dal riciclo, se per produrli sono stati usati materiali post consumo. Arix S.p.A. di Viadana, Mantova, è la più importante realtà italiana del settore pulizia della casa, presente sugli scaffali della grande distribuzione con un vasto assortimento di prodotti e già da tempo affronta il problema del costo ambientale e dell’impatto delle sue produzioni. “Cominciammo a pensarci sin dai primi anni duemila. Una decina di anni fa ci siamo resi conto che i fili delle nostre scope realizzati in PVC, materiale non riciclabile, finivano per alimentare a oltranza le discariche e l’attività degli inceneritori. Abbiamo ritenuto che non fosse più possibile perseguire questa strada, producendo continuamente tonnellate di rifiuti non recuperabili. Dovevamo pensare a materiali che fossero riciclabili e riutilizzabili”. Parlare con Silvano Melegari, Presidente di Arix, è come assistere a un masterclass sull'importanza della ricerca e dello sviluppo in un’azienda con un fatturato di milioni di euro. Dal momento in cui hanno deciso di sposare i principi dell’economia circolare e della sostenibilità di tempo ne è passato. Oggi Arix produce con il marchio “Tonkita-We like green”, una linea di prodotti realizzati solo con materie prime riciclate e riciclabili certificate, di provenienza post-industriale e post-consumo e che si fregiano del marchio “Consigliato da Legambiente”.
“Possiamo dire che il nostro approccio al tema del riciclo è avvenuto in solitaria. Ricordo ancora quando ci rivolgemmo per la prima volta al Corepla, il Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, e ci risposero che non c’era disponibilità di materiale plastico riciclato. Rimasi basito: noi volevamo utilizzare materie prime riciclate ma un sistema di lotti già definiti e destinati ad altri trasformatori ce ne precludeva l’approvvigionamento. Ci siamo visti costretti a edificare e ad approntare uno stabilimento ad hoc, dove ancora oggi si svolge l’attività di ricerca, sviluppo e innovazione. I materiali utilizzati per la produzione delle nostre scope derivano tutti da materie prime seconde post-consumo e il manufatto finale, giunto al termine del suo ciclo di vita, è totalmente riciclabile. Si tratta di economia circolare nella sua massima espressione”. Come ci siete riusciti? I nostri tecnici si sono ispirati alle corde utilizzate per le navi realizzate attualmente in PET, un polimero termoplastico completamente riciclabile, per ricreare un processo produttivo che consente di ottenere un filo plastico in PET dello spessore di uno spaghetto, totalmente riciclabile e utilizzabile per le setole delle nostre scope e spazzole. Non è stato semplice, ci sono voluti sette anni di costante attività di ricerca e due anni di test produttivi prima di ottenere questo risultato". E non vi siete fermati. Avevamo solo le estremità finali della scopa riciclabili. Ma l’assicella, su cui vengono fissate le setole? Si tratta di un componente realizzato solitamente in propilene, utilizzando granulo vergine del polimero. Dopo una faticosa ricerca, abbiamo individuato un fornitore in grado di riciclare il propilene riducendolo in granuli pronti al riuso. Non è stato semplice, purtroppo in Italia le aziende specializzate in questo tipo di lavorazione sono solo tre. Questo vostro impegno vi ha permesso di varare una linea di prodotto totalmente green. Il consumatore ha mostrato di apprezzare? Per i consumatori finali serve un ragionamento a parte. Il cliente sicuramente apprezza, il distributore pure; siamo presenti sui punti vendita della grande distribuzione dove i nostri prodotti sono veicolati con una veste grafica “green” ed evidenziati a scaffale dall’insegna per una loro ulteriore valorizzazione. Il problema vero è che il consumatore finale apprezza sul momento ma poi dimentica facilmente la scelta che sottende l’acquisto effettuato. Non si tratta solo di un problema di prezzi dato che, con non pochi sacrifici, siamo riusciti a mantenerli allineati a quelli dei prodotti “standard”, ma piuttosto di scarsa consapevolezza dell’acquisto e dell’utilizzo del prodotto. Lo si evince nel momento in cui questi prodotti “green” giungono al termine del loro ciclo di vita, quando anziché essere immessi nel circuito del riciclo, vengono conferiti nell'indifferenziato dove rischiano di perdere parte del loro valore. Serve più comunicazione? Più informazioni? Una maggiore consapevolezza? La comunicazione è importante e noi la facciamo. Serve però qualcosa di più, una sorta di suggello pubblico, una certificazione a livello governativo che dica cos’è e quali sono i prodotti realmente “green”. Abbiamo anche sottoscritto un’interpellanza al ministero: serve una “DOP”, una certificazione di tutela per i prodotti ottenuti completamente con materiali riciclati, che ne consenta l’immediata identificazione e riconoscibilità del prodotto, agevolandone la memorizzazione nella mente del consumatore. Prendiamo ad esempio le bottiglie ottenute con plastica in PET. Oggi tutti sanno che le bottiglie prodotte con questo polimero termoplastico sono riciclabili. Serve una cosa simile per identificare anche visivamente chi utilizza solo materiali da post consumo per filiere produttive interamente riciclabili. Su cosa state lavorando adesso? Stiamo lavorando per rendere le spugne abrasive, quelle gialle con strato verde che utilizziamo tutti i giorni in cucina, totalmente riciclabili. Attualmente la spugna è sintetica, in poliuretano, un derivato della lavorazione degli idrocarburi non riciclabile ed economico. Siamo riusciti a rendere la spugna gialla riciclabile utilizzando al posto del poliuretano la cellulosa vegetale, ottenuta dalla trasformazione della polpa cellulosica del legno. Per lo strato abrasivo verde, ottenuto solitamente con fibre e resine sintetiche non riciclabili, stiamo progressivamente introducendo una fibra ottenuta da materiale riciclato. Avete reso sostenibile anche il packaging? Per le confezioni delle spugne utilizziamo solo materiali 100% riciclabili o compostabili. Sono scelte che inevitabilmente sortiscono un forte impatto sul costo del prodotto, rendendo sempre molto complesso il contenimento del prezzo di vendita del medesimo. Ecco, quindi, l’importanza di un marchio di tutela: se il consumatore non è in grado di discernere che il prezzo più alto delle nostre spugne è giustificato dall’utilizzo di materiali riciclati e riciclabili e da un alto livello di performance, come possiamo garantire la sostenibilità della nostra attività anche da un punto di vista economico? Non torneremo più indietro sulle nostre scelte ma ognuno deve fare la sua parte. Ricerca e sviluppo, un parco tecnologico e produttivo in continua evoluzione, partnership con importanti e qualificati fornitori e l’attenzione costante alle esigenze del consumatore finale e alle tendenze del mercato. Come vede il futuro di Arix? Sempre più sostenibile. Il futuro del pianeta è anche il nostro. Non utilizziamo coloranti chimici nel processo produttivo. Non rilasciamo plastica nell'ambiente. Nessuno spreco di risorse. Questo significa 65.350 kg di plastica riciclata ogni anno, 130.720 kg di petrolio non utilizzato, 98.040 kg di emissioni CO 2 risparmiate. Oltre a linee di produzione “eco-freindly” cerchiamo di dare il nostro contributo ovunque possiamo. Abbiamo sostenuto diverse edizioni di “Pulire il Mondo”, l’iniziativa mondiale di volontariato ambientale promossa in Italia da Legambiente, donando kit di intervento a bambini e ragazzi delle scuole che hanno aderito all’iniziativa. Abbiamo recentemente attivato una partnership con la piattaforma di turismo sostenibile Ecobnb: con il nostro sostegno saranno messi a dimora, curati e costantemente monitorati 550 alberi, su un’area di 10.000 metri quadri in Italia: un contributo alla riduzione delle emissioni di C02 per migliorare la qualità dell’ambiente, quindi il benessere delle nostre comunità. Crediamo nella necessità di promuovere la sensibilizzazione alla tutela e alla responsabilità ambientale soprattutto presso le nuove generazioni, in grado di coinvolgere maggiormente le famiglie con il loro entusiasmo. Noi adulti, specialmente, dobbiamo essere “ri-educati” al consumo sostenibile e al rispetto dell’ambiente e lo possiamo fare traendo insegnamento dai nostri figli che, oltre ad essere “nativi digitali”, sono anche “nativi sostenibili”. In ultimo un cenno sul vostro territorio, Viadana. Siamo profondamente radicati nella realtà del nostro territorio, fortemente impegnati a restituire tutto quello che possiamo in termini di riduzione dell’impatto ambientale delle nostre attività, particolarmente attenti nel sostenere qualunque iniziativa che ne consenta la valorizzazione. Fin dalla sua prima edizione siamo partner sostenitore del Festivaletteratura di Mantova, certi che rappresenti un’occasione unica per lo sviluppo economico, sociale e culturale della nostra comunità.