L’Europa sta spingendo la produzione di energia da fonti rinnovabili, ma l’Italia è ancora in forte ritardo sugli obiettivi stabiliti. In questo contesto trova terreno fertile una nuova forma di produzione e scambio di energia sul posto: la comunità energetica. Un fenomeno in crescita analizzato nel report
Le comunità energetiche contro la crisi. Empatia, tecnologie e territori per un'economia a misura d'uomo, realizzato da
Fondazione Symbola,
Gruppo Tea e
Ipsos. Il cui aggiornamento verrà presentato proprio nel
Seminario Estivo di Symbola, che si tiene
a Mantova dal 21 al 24 giugno.
Intitolato quest’anno
Coesione è competizione. La forza dei Territori nella Transizione Verde e promosso dalla Fondazione Symbola, Unioncamere, Comune di Mantova in collaborazione con Gruppo Tea e Gruppo Mauro Saviola, il Seminario porta al centro del dibattito anche le comunità energetiche come soluzione concreta per contrastare il caro bollette, l’emergenza climatica e la povertà energetica. Introdotte in Europa nel 2016 nel Clean Energy Package, le comunità energetiche rappresentano un fenomeno in crescita anche nel nostro Paese: cercandole sul canale italiano di Google si ottengono oltre 3.100.000 risultati, e la loro ricerca sulla piattaforma è quadruplicata nell’ultimo anno.
Il report analizza il livello di conoscenza e diffusione delle comunità energetiche nel Paese, nelle imprese, nel mondo ecclesiale e nella società civile. Ed evidenzia buoni livelli di conoscenza delle CER sui 3 target, in particolare nel mondo delle Diocesi. Sono state condotte, da Ipsos 200 interviste a imprese di piccole e medie dimensioni, raccogliendo le opinioni degli imprenditori o di figure apicali / con potere decisionale e che hanno piena visibilità sulle strategie aziendali in materia di approvvigionamento energetico. Per le Diocesi, con la collaborazione dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro, è stato inviato il link per la compilazione di un questionario a tutti i referenti Diocesani. Su un totale di 227 realtà coinvolte, è stato raggiunto un campione finale di 80 interviste.
“Le Comunità Energetiche Rinnovabili – dichiara
Ermete Realacci, Presidente della Fondazione Symbola – sono uno strumento formidabile per affrontare la crisi climatica, abbassare le bollette, rendere l’Italia più libera da ricatti energetici puntando sulle rinnovabili. Per muoversi sulla linea indicata dall’Europa con il Next Generation EU: coesione, transizione verde, digitale. Lo pensano i cittadini, imprese, diocesi, anche se molto resta da fare per far conoscere e rendere praticabili le CER. In particolare va colmato il ritardo accumulato nell’approvazione dei decreti attuativi”.
Tre imprese su quattro ne hanno sentito parlare (75%), e nella popolazione circa una persona su sei (15%). Tuttavia, è solo il 13% dei cittadini a conoscere bene il concetto di CER, il 32% delle imprese ma ben il 47% dei referenti diocesani. Le principali opportunità nel partecipare a una CER, secondo la popolazione, sono il risparmio e la garanzia di indipendenza e sicurezza energetica sul territorio, citate quasi a pari merito. Anche se numericamente più marginali, non mancano le aspettative positive in termini di impatti sulla società e sull’ambiente (l’adozione di un modello più sostenibile, la lotta alla povertà energetica, il rafforzamento dei legami di comunità). Tra le imprese le principali opportunità individuate sono i vantaggi sulla bolletta energetica (62%), il ritorno in termini di immagine (25%) e la possibilità di rendere più solido il legame con la comunità locale e il territorio (20%). Si rileva tuttavia ancora scarsa informazione sulle modalità e sui tempi di realizzazione e sulla entità degli investimenti economici che lo strumento richiede, seguiti dalla difficoltà nel cambio di mentalità, dall’incertezza del quadro di norme e adempimenti burocratici. Aspetto che evidenzia anche la necessità di fare maggiore informazione sul tema.
Tra i cittadini è il 65% a ritenere che le CER possano essere uno strumento in grado di aiutarli nell’affrontare la crisi energetica, quota che sale al 70% tra le imprese (su questo target, 1 su 4 ritiene che le CER diano un aiuto per superare la crisi energetica e aumentare contestualmente la propria competitività). Nel concreto, la propensione a partecipare ad una CER raggiunge quasi il 60% tra i cittadini, 56% tra le imprese, e su entrambi i target una quota consistente, il 19%, si dichiara molto propenso. L’85% dei referenti diocesani ritiene che le CER possano incidere positivamente in termini di aumento dell’energia rinnovabile prodotta in Italia. Tuttavia, è il 43% dei referenti diocesani a sostenere che solo alcune parrocchie riusciranno ad adottare lo strumento delle CER nei prossimi anni. Infine, sono soprattutto le imprese a vedere le CER come uno strumento attuabile in tempi brevi (41% pensa che si affermeranno nei prossimi 5 anni).